...E se poi accade?!
Ci sono due momenti nella vita:
uno in cui desideri con
tutto te stesso qualcosa
e uno in cui quel qualcosa arriva.
Sono due lati della stessa medaglia seppur scatenino
emozioni completamente diverse.
Quando hai chiaro un desiderio, ed è davanti a te quasi
fosse la mongolfiera che vedi quando l’oculista ti chiede di appoggiarti ad un
gigantesco macchinario e guardare fisso, ancora un po’ più in là.
Proprio quel momento in cui lo inquadri, lo definisci, ti
definisci.
E sei felice per averlo trovato e avergli dato un nome, sì perché
adesso che lo hai riconosciuto potrete fare grandi cose insieme e sogni ad
occhi aperti come sarai quando il desiderio avrà preso forma, come lo vivrai,
cosa indosserai in quel momento in cui si farà vero.
E lo senti dentro di te che cresce, sei felice ma non lo
urli, non è ancora il momento, eppure nello stomaco hai una bimba in salopette
che salta con le braccia aperte che disegnano inni in cielo e i pugni chiusi
come il miglior combattente di boxe.
E cresce man mano che ci pensi e ripensi e lo senti.
Il desiderio è lì.
Presente
Chiaro.
Delineato.
Come ti senti pieno eh! Si pieno!
Non è semplice definirlo, non è immediato, non è uno
schiocco di dita.
La bacchetta magica sei tu. Lo hai tirato fuori con le tue
forze.
Ora è esattamente lì, ti tocca correre per raggiungerlo,
serve capire il percorso migliore, serve diventare ottimi topografi e avere la
mappa ben chiara in mente.
Faticosamente e con sudore definisci ogni passo da fare e
con il sorriso ti arrabbi mentre pensi che incredibilmente è tutto più chiaro.
Ora sai per quale squadra tifare, contro chi combattere, per
chi andare avanti.
E fai tutto pian piano, e sei felice e il tempo passa e hai
momenti up e momenti down in cui sbatti i pugni, ma poi quella luce ti illumina
e ti rialzi.
Puoi perdere battaglie ma la guerra la vinci.
Ti rialzi, sì. Ti rimetti in carreggiata e continui.
E un bel giorno…beh un bel giorno arrivi al cospetto del tuo
desiderio che da buon padrone di casa ti accoglie con un “Accomodati”.
Ecco.
Alea iacta est.
È andata, la realtà ti sta rispondendo. Il desiderio è in work in progress. In fase di
realizzazione.
E in quell’istante in cui comprendi tutta la fatica
iniziale nel definire cosa volessi, unita alla estrema felicità del
riconoscimento, accompagnata dal sudore che hai buttato per arrivare lì, entri
in tilt.
Eppure era esattamente quello che volevi. Era quello che
desideravi. Era la tua mongolfiera in fondo al percorso.
Quanta differenza c’è tra desiderare e ottenere?
Il risultato spaventa, mette in ambasce, ingenera processi
emozionali strani.
E vuoi scappare tra le braccia protettive della mamma.
E vuoi sederti nell’angolo di casa.
E vuoi nasconderti sotto il tavolo come facevi da bambino.
È difficile supportare una emozione così piena, è crescita e
maturazione, è azione e reazione. Implodi volendo esplodere. Eppure è accaduto. C’è.
La paura ti assale: è solo adrenalina travestita per
carnevale, è un uragano sotto mentite spoglie.
“Accomodati” –ripete–.
Tocca nuovamente a te l’ultima mossa.
Devi decidere se vuoi stare al gioco che hai iniziato, se te
la senti di salire sul gradino dei più grandi.
Tocca a te esserci o non esserci.
Non so cosa farai, io intanto mi siedo tra gli spettatori,
pronta ad applaudire al tuo prossimo passo, nella speranza che tu prenda per mano
quella paura che si è attaccata allo stomaco e le faccia vedere quanto è bello
alzarsi e dire “Eccomi, sono qui”.
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