Appagamento. Ad pacare. Pax.

Appagamento: der. appagare.
[appaghe, II singol. pres. indic.]. - " Dare appagamento ", " soddisfare pienamente " (dal latino pacare, a sua volta denominale di pax). Con tale valore il verbo è usato o per esprimere l'acquietarsi dell'animo prima turbato da un dubbio"

Oggi mi tornava in mente questa parola mentre parlavo con un' amica.
Il discorso era uno di quelli classici, un pò polemici, un pò superficiali sulla vita, sul lavoro, su quello che manca.
La guardavo nella sua totalità mentre mi parlava del mutuo da pagare, dei figli da accompagnare a scuola, della macchina da acquistare. Intanto lei parlava di sé e della sua vita, del fatto che fosse stanca ma felice, del fatto che, pur non sapendo bene come, desiderasse una educazione nuova per i figli, qualcosa che li aiutasse a capire che devono scoprirsi e crescere.
Mentre lei parlava di tutto ciò, io ferma sul cucuzzolo di un mappamondo in movimento mi sono fermata un attimo e mi sono domandata quale fosse la retta via. 
Sentivo lei parlare di una intera vita e di tutte le beghe collegate e io che di tutta risposta volevo fortemente polemizzare sul lavoro che desidero e che non ho e che con una tendinite alle braccia cerco affannosamente di raggiungere.
Io come tutta la community di neodonne e neouomini che si confrontano con le sensazioni che vorrebbero sentire a fine giornata, proprio come quando in auto sulla strada verso casa decidi il film che vedrai dopo cena in base a ciò che vorrai provare, indecisa tra "kleenex e gelato" o "abbracciami che ho paura!".
E io guardavo lei parlare e ridere delle verdure che ha bollito la mattina, del fatto che in casa spesso cucina il marito e che non vede l'ora di fare shopping insieme alla figlia.
Io la osservavo attentamente e notavo come anche i muscoli del viso erano rilassati e accompagnavano un ghigno che spuntava mentre pensava al disordine che avrebbe trovato in casa o al fatto che la figlia sapendola senza voce ha festeggiato perché sarebbe passato un giorno in più senza urla o rimproveri.
E sorrideva e sembrava che tutti i problemi del mondo non esistessero, che non esistesse neanche la parola "problema", ma che dico! neanche la lettera P!
Nulla e tutto.

"Non inseguiamo gli idoli, danno false speranze".
Cosa da speranza? Cosa da quel sorriso un pò smorzato?
Era il mio turno ed io ho iniziato a sproloquiare con veemenza, a urlarle in faccia i miei desideri, a sentenziare sul mondo che dovrebbe avere il coraggio di avvicinare i talenti ai loro posti, attraendoli come due calamite.
Parlavo proprio di lavoro.
Come del film che vedrò stasera.
E lei parlava di vita.
Come delle verdure bollite la mattina in silenzio per non svegliare la famiglia e per far trovare il pranzo pronto.
Appagamento.
Ad pacare, che a sua volta deriva da pax.
Sentire quiete.
Pace.
Il rumore di un bosco che dice buongiorno all'alba. Il fresco umido sulla pelle delle piante che sorridono felici al nuovo dì e alzano l'interruttore che da inizio alla bellezza.
La mia amica lo sentiva.
Io la guardavo e lei lo sentiva.

Beh sapete che vi dico? Che la determinazione porta alla conquista della quinta base, ma che serve tenere occhi e cuore aperti per poter sentire quella sensazione di appagamento.
Bisogna tenere la propria parte di calamita forte tra le mani e gli occhi chiusi in attesa di quella sensazione di attrazione che ci richiama perché ci corrisponde.
Penso proprio che il segreto della mia amica fosse essere aperta e pronta a rilevare l'attrazione del bello, svilupparne l'attitudine e viverla.
E penso anche che stasera, davanti a tutto ciò, guarderò un bel film romantico, uno di quelli un pò scontati che finiscono bene, per ricordarmi che la parola "appagamento" può derivare anche da piccole cose, come la verdura bollita la mattina presto in silenzio, per non svegliare nessuno.

Dominguez, Donna su divano.

  

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