Uguali. Maledettamente uguali.

Ho sempre pensato al concetto dell'incastro come qualcosa che funzionasse solo tra amanti, quando ancora si vede il bocciolo in crescita, o lo si immagina tale.
E invece proprio qualche giorno fa mi sono fermata ad osservare un gruppo di persone che lavoravano insieme all'interno di un unico spazio. 
I volti, gli sguardi, i profumi.
Tante persone, una stanza.
E ho visto anche lì, l'incastro. Chiaro. 
Come una mamma leonessa che accarezza la propria cucciola allo stesso modo le donne e gli uomini sembrano incastrarsi anche oltre al rapporto di coppia, quasi come un pezzetto di un puzzle che ha la forma determinata e scandita nel tempo e può avere accanto solo ed esclusivamente quel pezzo.
Solo quello.



Io ero lì ferma ad osservare e vedevo sullo schermo di questa vita due donne che senza parlare si erano già capite e mi sono chiesta cosa ci fosse dentro quell'incastro e se esistesse realmente.
Ho sgranato gli occhi e ho visto che accadeva e accadeva e ancora.

Siamo veramente così diversi gli uni gli altri? 

Vedevo donne essere donne solo con lo sguardo e tentare di emulare gli uomini nel modo di porsi, quasi volessero modellarne degli aspetti e uomini accavallare le gambe con tono di sfida. 
Costruzione di forme diverse di protezione create per stare dentro dei bunker in caso di pioggia di mine.

Penso.

Questo è forse il trabocchetto più grande di questa vita? 
Siamo forse dentro un grande gioco di ruolo e non vediamo chi muove le pedine.
Siamo noi stessi pedine e l'obiettivo è non farci capire, intendere e volere la realtà.
Qualcuno mi rispose una volta che non capire non significa essere confusi.
Eppure io penso che non capire porti a vedere da una prospettiva terza le proprie convinzioni e a vederle ruotare attorno a sé, fuori posto, fuori da dove le avevi riposte tu.

Quindi penso a quanto siamo uguali e tendiamo a differenziarci da noi stessi e mi chiedo perché.
Cosa ci porta a farlo?
Abbiamo la vita cinta da un elastico tenuto da un robusto tronco di quercia e tendiamo a correre nel verso opposto facendo una fatica immensa e pensando che il mondo sia bello così.
E invece basterebbe guardare la persona accanto e chiedere qual è il passo previsto subito dopo.
Basterebbe capire che siamo dei copia e incolla fatti con colori diversi, ma con lo stesso processo e - se la matematica non è un'opinione - uguale processo, uguale famiglia di risultati.

Gli uomini si guardano e sanno già di cosa parlare, come la pensano, cosa potrebbe farli diventare amici e cosa nemici. Siamo scatole craniche e cuori pulsanti inseriti in contenitori stupendi, luminosi e maledettamente uguali.

Io sono rimasta lì, basita e stupita, ad osservare la pellicola che scorreva.
Un film stupendo che va in loop.

Siamo uguali.
Siamo maledettamente uguali.








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