Tu cosa De...sideri?

De sidera.
É l'etimologia di Desiderio.
Suona bene in ogni lingua: latino, italiano, inglese, persino in tedesco.
É proprio una profonda parola, è contenitore di altro. É un piccolo grande mezzo nello spazio con le forme di una donna con i fianchi larghi che accoglie. É un cloud intoccabile e inarrivabile in cui conservare il proprio intimo.
E lo reciti davanti ad un bicchiere di vino e alle onde che si infrangono mentre dietro di te delle bambine giocano facendo finta di essere due amiche che si incontrano per mangiare un piatto di spaghetti insieme. Sognano.
De sidera. Dalle stelle.
É lì infatti quello spazio e ci pensi e lo cerchi, puntando lo sguardo verso l'alto o verso l'infinito del mare che non ha confini o verso uno spazio che non ha pareti per andare a riprendere con il solo pensiero quella cosa che hai conservato in quel cassetto.
Tu hai un desiderio grande che vorresti esaudire?
Da bambini era facile rispondere. Per me si trattava di decidere tra una Barbie e la versione mini di Hulk Hogan.

Da adulti è meno facile rispondere.
Tu sapresti identificarlo con qualcosa di concreto? E poi sapresti decidere quale sia tra tutti il più importante? Bisogna mettere in ordine di priorità anche i desideri? Come fossero gli ingredienti della spesa che si fa per la cena di Natale, ordinati in base al punto del supermercato di fiducia in cui sono riposti.
É faticoso perché anche se ti sforzi di pensare a qualcosa di concreto - un lavoro, una casa, un gratta e vinci milionario - in realtà stai dicendo altro.
Stai parlando di quelle strane cose astratte che inconsciamente ricolleghi a cose concrete.
Stai dicendo a te stesso che vuoi qualcosa che non ha una forma, ma ha un nome.
Stai sentendo che ti manca qualcosa dentro te stesso, dentro la tua pancia. Intanto respiri e continui a fissare l'orizzonte che non c'è.
De sidera. Dalle stelle. 
“avvertire la mancanza delle stelle, cioè dei segni augurali”, e perciò “appetire qualcosa che manca”.
E cerchi, come una mano nel pallottoliere che vuole prendere il numero fortunato.
E cerchi e trovi proprio dentro quel biscotto della fortuna cose come "serenità", "felicità", "amore".
Ma non suonano bene. Non puoi dirle così. Non riescono ad uscire.
Allora quando ci pensi, quando te lo chiedono, quando te lo domandi accade che qualcuno o qualcosa trasformi queste cose in altre cose, più funzionali, più semplici, più utili.
Pragmaticamente puntuali e definite.
Tracciabili e identificabili in uno stesso disegno, lo stesso suono della porta di casa che si chiude, lo stesso gusto del brindisi di fine anno a lavoro. 
Uguali, identici, riconoscibili.

Quindi tu cosa cerchi? Cosa ti manca? Cosa vuoi?
Come hai ordinato il tuo cassettino riposto tra l'orsa maggiore e la minore, vicino agli aerei che passano e ai pianeti che si intravedono?
Tu come hai identificato il tuo bigliettino del bacio perugina che ti hanno regalato?
Insomma tu cosa De...sideri?






Commenti

Post popolari in questo blog

A chi appartieni?

Che differenza c'è tra il gatto e il topo?

I fidanzati si tengono per mano