E andiamo.

Che poi uno scappa, va via a gambe levate. 
Va al nord, va all'estero, va sui monti con Annette.
Va.
Perché ogni cosa ha un ruolo, ogni ruolo una funzione, ogni funzione un motivo.
Eppure si va. 
La vita è un continuo andare.
Chi va a lavoro e vorrebbe essere a casa, chi a casa e vorrebbe essere in barca, chi in barca e vorrebbe essere in montagna.
Siamo il popolo che va. Non si sa dove, ma va.
Siamo super connessi con tutto e tutti e ne siamo orgogliosi perché così possiamo decidere quando smettere e tornare ad andare.
On - off. 
Quando vuoi, quanto vuoi.
Van Gogh, Le scarpe.

E ci proviamo a confondere i piani, mettiamo la sauna in casa, compriamo la cyclette per fare esercizio fisico e poi passiamo il tempo a notare quanta polvere si accumula su questi oggetti.
Perché esistono i ruoli, esistono le funzioni, esistono i motivi.
D'altronde gli angoli di paradiso si chiamano così perché sono l'incontro di rette che vengono da direzioni diverse e sono unici e sono piccoli e infinitamente accoglienti.

E andiamo. 

Da un posto ad un altro, da un appuntamento ad un altro, da una città all'altra.
Andiamo per viaggio, andiamo per staccare la spina, andiamo per lavoro, andiamo per gioco.
Andiamo.
Valigia alla mano, smartphone e andiamo.
E viviamo qualche secondo di quel presente che è come un tappeto elastico che fa salire l'adrenalina alle stelle proprio appena stacchi i piedi da terra e ti senti tra le nuvole.
Super Mario che supera gli ostacoli. E va.
Ligabue che...si viene e si va

E noi andiamo.

Costruiamo il mondo e ci eccitiamo davanti al video che raggruppa una vita in qualche secondo e ci fa vedere la fatica alla velocità della luce.
Andare.
Programmando, scommettendo, tentando, ma andando.
Sempre.
Un piede davanti all'altro che cammina, corre e salta. Va.
Non si ferma, non ci si ferma.
É l'invenzione del moto perpetuo.

Perché?
Perché andiamo e non restiamo?

Hopper, L'attesa.

Forse alle volte è il caso di guardare il punteggio delle carte che abbiamo in mano e, semplicemente, stare.
Si, stare. 
Non fermarsi, concludere, smettere.
Solo stare. 
Mettere in pausa la partita e verificare il punteggio, il percorso, la strada.
Può essere eccitante anche vedere il video della nostra vita in slow motion, lento, che evidenzia le gocce di sudore sulla fronte, le cadute, gli errori.
Può essere più gustoso, profumato e melodico di quello che dura qualche secondo.
Può esserlo perché lentamente subito dopo la fatica vediamo la soddisfazione, dopo le cadute scopriamo i voli, dopo gli errori notiamo la crescita.
Si, stare.
Solo stare e sentire e vedere.
E poi andare, sì. 
Andare di certo, ma con alle spalle una consapevolezza che, chi va e basta, non ha.
"Oltrepassiamo i nostri ponti dopo esserci arrivati e ce li bruciamo alle spalle, e niente mostra il cammino percorso, tranne il ricordo dell'odore del fumo e la sensazione che una volta i nostri occhi hanno lacrimato". T. Stoppard
Oleg Shuplyak.

Commenti

Post popolari in questo blog

A chi appartieni?

Che differenza c'è tra il gatto e il topo?

I fidanzati si tengono per mano